Jakub Jankto fa coming out: "Sono gay e non voglio più nascondermi"
Ex di Udinese e Samp rompe il tabù del silenzio nel pallone
Questa può davvero essere una svolta nella battaglia per i diritti e l'inclusione nel mondo del calcio. Jakub Jankto, 27enne ex centrocampista tra le altre di Ascoli, Sampdoria e Udinese e ora allo Sparta Praga (in prestito dal Getafe), ha fatto coming out. "Anche io voglio vivere la mia vita in libertà. Senza paure. Senza pregiudizi. Senza violenza. Ma con amore. Sono omosessuale e non voglio più nascondermi", si conclude così il suo bellissimo messaggio postato sui social.
Quella di Jakub Jantko è anzitutto una scelta storica perché, anche se non è il primo calciatore professionista gay a dichiararlo mentre è ancora in attività, quelli venuti prima erano molto meno conosciuti di lui, e avevano quindi meno occhi addosso.
Negli ultimi anni abbiamo assistito al coming out dell'australiano Josh Cavallo, poi a quello di Jake Daniels, che a 17 anni è stato accompagnato nel percorso dal suo club d'appartenenza, il Blackpool. Sarebbe sbagliato stilare una classifica dei coming out in base alla notorietà e alla bravura degli atleti, ma non v'è dubbio che il gesto di Jankto, per la rilevanza della carriera (45 presenze con la Repubblica Ceca), abbia un effetto mediatico maggiore. Ecco perché si può parlare di una giornata storica per il calcio e per l'ambiente che lo circonda: l'omofobia negli spalti, il machismo negli spogliatoi, la sensazione diffusa che in questo mondo sopravviva un'arretratezza di pensiero e di linguaggio che fa malissimo a chi si trova "dall'altra parte". Non a caso, il video di Jankto è una sorta di urlo liberatorio: "Ho una famiglia, gli amici, il lavoro, come tutti gli altri. Non voglio più nascondermi". Le sue parole sono quelle di un uomo che vuole essere semplicemente se stesso. D'ora in poi, Jankto sarà anche un esempio, soprattutto per quei giovani costretti a vivere nell'ombra il loro orientamento sessuale, terrorizzati dalle conseguenze di un'esposizione pubblico. E ci piace immaginare che, da oggi, il calcio sarà più accogliente e meno ottuso, più rispettoso della diversità.