Darya Klishina l'unica atleta russa ammessa alle Olimpiadi
Fisico statuario, bravissima e odiata
Abituata, nella sua vita, a saltare sempre, Darya Klishina dovrà adesso spiccare un volo di diverso tipo dalla solita pedana per scrollarsi di dosso tutte le critiche, le contumelie e gli insulti che le sono piovuti e pioveranno addosso da qui al 5 agosto, giorno dell'inaugurazione dei Giochi Olimpici. Perchè la 25enne saltatrice russa sarà l'unica rappresentante russa dell'atletica ai Giochi brasiliani. Lo scandalo doping che ha travolto praticamente tutta la Russia della disciplina regina dei Giochi non l'ha investita. Anzi.
Oltre ottanta suoi compatrioti di pista hanno tentato di farsi ammettere ai Giochi come indipendenti, ma il Doping Review Board della Iaaf ha dato il permesso solo a due atlete: a lei perchè ha dimostrato "non essere coinvolta nel fallimento del sistema antidoping russo e di essersi sottoposta all'estero a controlli riconosciuti ufficialmente", alla Stepanova, che vive anch'essa negli Usa, "per il suo eccezionale contributo alla protezione e promozione degli atleti puliti, al fair-play, all'integrità e all'autenticità dello sport".
Bionda, magra, bellissima, occhi chiari, un fisico statuario e regina dei social (su Instagram ha ben 75mila followers), Darya è a un passo dal coronare il sogno (manca il via libera del Cio). Ma quando il 10 luglio ha scritto un post su Fb per ringraziare la Iaaf per averla ammessa ai Giochi come atleta indipendente, non pensava certo che le sarebbe piovuto addosso anche il marchio di traditrice, di 'nemica del popolo', addirittura paragonata a una 'nazista', anche per il fatto di allenarsi da ormai tre anni lontano dalla patria, in Florida.
Le critiche non l'hanno toccata più di tanto e anzichè dribblarle ha preferito sempre rispondere via social, auspicando che "tutti gli atleti russi possano riuscire a gareggiare a Rio. E vorrei far notare che non sono andata a vivere e allenarmi in Usa un mese fa, ma tre anni fa. Quindi io non sono una nazista né tanto meno una traditrice". Campionessa europea indoor di salto in lungo per ben due volte, oro alle Universiadi 2013 a Kazan e bronzo europeo, la biondissima Darya non voleva insomma perdere le sue chance olimpiche.
Andrà a Rio senza però vestire i colori del suo Paese, alla faccia della solidarietà di Patria e alle critiche perfino del presidente Putin a cui probabilmente è andato di traverso non tanto il fatto di aver deciso di gareggiare senza il tricolore, quanto quello di esserci riuscita perché residente negli Stati Uniti. Qualcosa di difficilmente perdonabile nella nuova Russia di oggi. (Fonte Ansa)