100 metri: trionfo giamaicano Vince ancora Bolt

Lunedì, 06 Agosto 2012. Nelle categorie Sport

Solo Carl Lewis, prima di Bolt, era riuscito a vincere i 100 metri in due Olimpiadi consecutive, e anche lui stabilendo il record mondiale la prima volta (Los Angeles, 1984) e quello olimpico la seconda (Seul 1988).

A Pechino, Bolt aveva rallentato nel finale. A Londra no, non poteva farlo e non solo perché ancora una volta la sua partenza non è stata entusiasmante (Usain dirà addirittura per una leggera scivolata, ma comunque il suo tempo di reazione è stato migliore di quello di Blake e Gatlin). È che tutt'intorno a lui c'era gente che andava forte, ma sul serio. Non abbastanza da superarlo, ma da costringerlo a impegnarsi fino all'ultimo millimetro dell'ultimo passo sì. Perché fino ai 50 metri Bolt non era ancora riuscito a venir fuori del tutto dal gruppo. Poi l'accelerazione magnifica fino agli 80, quando si è capito che sarebbe andata a finire nell'unico modo possibile e a pensarci bene inevitabile.

Cioè con tutti gli altri dietro. A fargli compagnia sul podio Yohan Blake (quello che ai Trials giamaicani si era preso sia i 100 che i 200) e Justin Gatlin, oro ad Atene 2004 (quando lo sprint sembrava ancora avere canoni non eludibili su struttura e tipologia del velocista vincente) e di nuovo a un'Olimpiade dopo i 4 ani di stop per doping. Blake completa la doppietta gaiamicana con 9"75, 4 centesimi più di Gatlin. A guardarli dal basso in alto ci saranno gli altri due atleti Usa Tyson Gay (9"80) e Ryan Bailey (9"88), seguiti dall'antillano naturalizzato olandese Martina e dal trinidadiano Thomas. Ultimo il terzo giamaicano Asafa Powell, che si è infortunato durante la gara. Se all'Olimpiade non lo tradisce l'emozione, ci pensano i suoi muscoli (e chi crede a infortuni o malattie psicosomatiche si senta autorizzato a insistere).

Dopodiché, ovviamente, è iniziata la festa. Con tutte le saette, le gag con la mascotte, le capriole e insomma lo spettacolo che è stata la seconda, grande rivoluzione che Bolt ha portato nella velocità. E le parole di felicità, certo: «Nella mia testa non ho mai avuto alcun dubbio che sarebbe andata a finire così. Questa è la mia gara». Ma solo perché «i trials mi hanno aperto gli occhi e mi hanno aiutato a far meglio oggi».

Quello che glieli ha aperti, Yonah Blake, la prende nell'unico modo possibile: «Bolt è l'uomo più veloce del mondo e io ho preso la medaglia d'argento. Essere il secondo uomo più veloce al mondo dietro di lui è un onore».

Lì dietro la curva ci sono i 200 metri, si inizia martedì. Ma Blake è il primo a sapere che adesso i rapporti di forza sono di nuovo cambiati, cioè nulla è cambiato. Ora, il dubbio che Usain dice di avere è uno solo: «Non posso promettere di fare il record del mondo nei 200 metri. Ma sono certo che farò un'altra grande gara». E adesso nessuno pensa che stia gigioneggiando. O meglio, sta gigioneggiando eccome: ma perché è fatto così, esattamente come lo dipingono. Non perché stia nascondendo qualche insicurezza.