Sci piste chiuse fino il 5 marzo, in Piemonte saltano le regole
In alta Ossola: gestori stazione sciistica hanno deciso di aprire per protesta gli impianti
Le piste da sci restano chiuse almeno fino al 5 marzo. Lo ha deciso il ministro della Salute Speranza sentito il Cts che giudica la riapertura troppo rischiosa.
Ma lo stop del governo non ferma lo sci nella Piana di Vigezzo, 1.720 metri nel Comune di Craveggia (Vco), in alta Ossola: i gestori della stazione sciistica hanno deciso di aprire gli impianti. "Ancora venerdì la Regione ci aveva assicurato l'apertura e noi abbiamo predisposto tutto, in sicurezza, per riaprire. Così lo abbiamo fatto", dice Luca Mantovani, titolare della società che gestisce gli impianti nella valle a ridosso del Canton Ticino. I ministri Giorgetti e Garavaglia chiedono indennizzi adeguati per la montagna. Ira di Fontana, Zaia, Bonaccini e Toti che vogliono "allargare la cabina di regia alle istanze dell'economia".
Secondo la Coldiretti, la chiusura degli impianti anche nell'ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera. La chiusura degli impianti anche nell'ultima parte della stagione è destinata ad avere effetti non solo sulle piste da sci ma sull'intera economia che ruota intorno al turismo invernale che ha un valore stimato prima dell'emergenza Covid tra i 10 e i 12 miliardi di euro all'anno tra diretto, indotto e filiera. Per la Coldiretti, lo stop alla ripresa dello sci è una decisione destinata ad avere effetti non solo sulle piste, ma anche sull'intero indotto delle vacanze in montagna, dall'alloggio alla ristorazione, dagli agriturismi ai rifugi fino alle malghe con la produzione dei pregiati formaggi, che dallo stop al turismo sulla neve hanno subito un calo di fatturato fino al 90%. Proprio dal turismo invernale - sottolinea la Coldiretti in una nota - dipende buona parte della sopravvivenza delle strutture agricole che con le attività di allevamento e coltivazione svolgono un ruolo fondamentale per il presidio del territorio contro il dissesto idrogeologico, l'abbandono e lo spopolamento. "Con le presenze praticamente azzerate nel momento più importante della stagione, si guardava - conclude la Coldiretti - con speranza all'ultimo scorcio seppur con il pesante limite allo spostamento tra regioni ma le aspettative sono andate all'ultimo momento deluse".