San Valentino, il giorno degli innamorati, ma non per tutti
In molti paesi è vietato, in altri non si festeggia il 14 febbraio
Il 14 febbraio, giorno di San Valentino, è tradizionalmente conosciuto come quello in cui l’amore è protagonista: sono milioni e milioni gli innamorati che in questa data si scambiano auguri, regali, messaggi più o meno romantici e fiori. E ciò avviene in tutto il pianeta, o quasi. Perché nonostante San Valentino sia una festa antichissima che molti amano festeggiare, ci sono alcuni Paesi in cui le coppie celebrano il proprio legame in date diverse, mentre in altri addirittura non si festeggia.
Anche in Brasile il 14 febbraio è conosciuto come il giorno di San Valentino: anche qui gli innamorati si scambiano fiori, scatole di cioccolatini e messaggi romantici. Tuttavia, nella nazione che ha dato i natali a numerosi parolieri dell’amore, come Paulo Coelho nella letteratura o Tom Jobim nella musica, c’è un giorno specifico - che non è quello di San Valentino - in cui le coppie festeggiano: si tratta del 12 giugno, o día dos namorados, testualmente “Il giorno degli innamorati”. Il motivo per cui è stata scelta questa data è semplice: si tratta della vigilia del giorno di Sant’Antonio, o santo casamenteiro, ovvero il santo dei matrimoni secondo la tradizione popolare brasiliana.
Un altro posto dove il 14 febbraio è (quasi) un giorno qualunque è la Catalogna. Qui San Valentino è conosciuto ma poco festeggiato rispetto al resto della Spagna. Il motivo è semplice: gli innamorati catalani, specialmente quelli di Barcellona, sono soliti festeggiare il 23 aprile: la cosiddetta Diada de Sant Jordi, ovvero il giorno di San Giorgio, santo patrono della regione autonoma. Si tratta di una ricorrenza che deriva dall’unione di racconti popolari ed eventi storici ben precisi. In questa data, infatti, è tradizione che gli innamorati si scambino rose e libri: rose perché San Giorgio, secondo la versione catalana della leggenda, durante un combattimento contro un drago che insidiava una principessa infilzò la bestia con la sua spada e dal sangue caduto a terra nacque un rosaio che fioriva ogni mese di aprile. Per questa ragione, gli uomini sono soliti regalare rose alle proprie donne. Queste, invece, ricambiano con un libro: il 23 aprile è infatti anche il giorno mondiale del libro e del diritto d’autore perché corrisponde a quello in cui morirono Miguel de Cervantes e William Shakespeare, entrambi nel 1616. Ovviamente, il regalo del libro non è prerogativa delle donne nei confronti del proprio innamorato, anzi, sono sempre di più gli uomini che - oltre all’immancabile rosa - regalano una buona lettura alla propria amata. Inoltre, va ricordato che Sant Jordi in Catalogna non è esclusivamente la festa delle coppie: anche amici o genitori e figli si scambiano questi doni.
Ci sono dei paesi dove San Valentino è proibito come India, Indonesia, Arabia Saudita, Malesia e Pakistan dove la celebrazione dell’amore tra le coppie è stata del tutto bandita per questioni culturali e religiose. Lo scorso anno, per esempio, l’Autorità di regolamentazione delle telecomunicazioni del Pakistan ha inviato un documento a tutte le emittenti tv e radio ricordando il divieto di festeggiare la ricorrenza in tutto il Paese. Una decisione, quella di proibire la celebrazione di San Valentino, che era arrivata nel 2017 da un tribunale di Islamabad. Alla base, la convinzione - sostenuta anche dall’85% dei lettori di un giornale online pakistano - che si tratti di una festività prettamente occidentale e lontana dai dettami dell’Islam. Non sono diverse le motivazioni che hanno portato al bando della festa anche in Indonesia e in Arabia Saudita, nel 2012. Ancor prima, invece, il divieto in Malesia, quando già nel 2005 era stata condotta una campagna proibizionista. Proprio a Kuala Lumpur nel giorno di San Valentino del 2011 la polizia ha arrestato numerosi giovani musulmani “sorpresi” in un hotel mentre festeggiavano. Anche nella provincia di Belgorod, nella Russia occidentale, sono state vietate le celebrazioni in occasione di San Valentino già a partire dal 2011. In questo caso, però, nessun divieto religioso ma un provvedimento da parte delle autorità locali russe secondo le quali questa ricorrenza “mina l’integrità spirituale e i valori morali dei giovani”.