Iva Zanicchi colpita e guarita da coronavirus vuole donare il plasma
"Questo virus non ti molla... ho visto cose terribili"
"Sono grata agli infermieri e ai medici. Non sono eroi, sono professionisti. E sono angeli", Iva Zanicchi ringrazia nuovamente il personale dell'ospedale di Vimercate da cui è stata dimessa e in un'intervista racconta la sua critica esperienza, la sofferenza e l'emergenza nei reparti. Su Facebook intanto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana fa sapere che la cantante "ha manifestato la volontà di donare il suo plasma iperimmune".
Intanto Iva è tornata a casa ha detto: "Questo virus è una brutta bestia, mi sto riprendendo piano piano, non sono ancora in forma, ho avuto la polmonite bilaterale. Ci vorrà un po' di tempo. Il Covid mi ha lasciato spossata ma sono a casa mia, e stare a casa propria ti rincuora".
Poi la cantante racconta il decorso della sua lunga malattia, gli inizi e il peggioramento: "Ero piena di dolori alle anche e alle articolazioni, ma ho pensato: 'Teniamo duro, passerà'. Poi invece il virus è cambiato, mi è venuto un po' di affanno, e' iniziata la bronchite. Mi sono misurata la febbre, avevo 37.6. Ho chiamato il medico, mi ha detto: 'Comincia a prendere l'antibiotico'. Non sarei andata al pronto soccorso se non fosse stato per Alessandro delle Iene , che ha insistito: 'Iva, guarda che se non se non respiri bene devi andare all'ospedale'".
In quanto all'origine del contagio la Zanicchi dice: "Secondo me è avvenuto a casa, come dicono gli esperti. Ce lo siamo attaccato in famiglia. C'erano i parenti, giravano i nipoti. Non c'è niente da fare, eravamo lì, tutti insieme. Ho passato nove giorni brutti. Sono stata nell'ospedale di Vimercate, che è nuovo, moderno, e vederlo fa bene al morale. Stanze con al massimo tre letti: io ero con mia sorella, siamo state ricoverate insieme. E ora anche mio fratello è lì, sta male. Io ho lottato, questo virus non ti molla. Sono grata agli infermieri e ai medici. Non sono eroi, sono professionisti. E sono angeli. Come fanno a lavorare con le soprascarpe, i grembiuloni, la visiera? Non possono andare in bagno a fare pipì, non possono bere. Ci rendiamo conto cosa significa lavorare in quelle condizioni? Ci vuole rispetto. Mi arrabbio quando sento dire che i pronto soccorso non sono intasati. Vorrei far vedere ai negazionisti cosa succede, la sofferenza nei reparti. Le persone col casco per respirare, le altre che sono gravi, messe a pancia sotto. È un'emergenza vera. Mia sorella e' stata ore sulla brandina, ma i medici e gli infermieri la curavano. Non si sono mai fermati. Non bisogna mai abbassare la guardia: le mascherine vanno usate sempre. Se no facciamo del male a noi stessi e agli altri".