Cina di nuovo in allerta Covid, in lockdown la "città degli iPhone"
I residenti di Zhengzhou non possono lasciare l'area a meno che non abbiano un test negativo
Torna l'incubo Covid in Cina, dove mercoledì i nuovi casi hanno toccato i massimi assoluti su base quotidiana dallo scoppio della pandemia. Secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale, le infezioni domestiche si sono attestate a quota 31.444, di cui 27.517 asintomatiche. Si tratta di numeri contenuti se si considera quanto accade in altri Paesi, ma rilevanti in Cina dove è ancora seguita la politica della "tolleranza zero", sia pure nella versione dinamica, basata su lockdown, test di massa e quarantena. E che a inizio novembre ha fatto registrare l'ennesima vittima innocente a Lanzhou, dove un bimbo di 3 anni è morto a causa dei ritardi nella macchina dei soccorsi.
Il dato supera i quasi 30mila contagi di metà aprile, nel pieno dei focolai che bloccarono Shanghai per due mesi. All'epoca i picchi avevano interessato anche Pechino e gli importanti hub manifatturieri di Guangzhou e Zhengzhou, già soggetti da giorni a forti restrizioni per circoscrivere i focolai locali.
Zhengzhou, il capoluogo dell'Henan, ha ordinato il lockdown in diversi distretti negli sforzi per riportare sotto controllo i focolai di Covid-19 all'origine delle violenti proteste di martedì notte e di ieri mattina presso il mega impianto della Foxconn. Tale fabbrica soprannomina la "iPhone City" assembla il 70% degli smartphone di Apple.
I residenti del centro di Zhengzhou non possono lasciare l'area a meno che non abbiano un test Covid negativo e il permesso delle autorità locali, il cui consiglio è di non lasciare le proprie case «se non è necessario». Secondo la Commissione sanitaria nazionale, l'Henan ha registrato ieri quasi 700 nuovi contagi.
I disordini all'impianto di Zhengzhou hanno portato diversi dipendenti a distruggere telecamere di sorveglianza e finestre mercoledì mentre centinaia di altri lavoratori protestavano presso lo stabilimento di telefonia, in inedite scene di dissenso in Cina, innescate dalla frustrazione per le stringenti anti-Covid, per i bonus non pagati e per l'accusa di mancata separazione tra i neo assunti e i vecchio personale.
Nei vari video postati sui social, i lavoratori hanno dichiarato di essere stati informati che Foxconn intendeva ritardare il pagamento dei bonus, mentre altri si sono anche lamentati di essere stati costretti a condividere i dormitori con i colleghi risultati positivi al Covid.
Le proteste più grandi si erano placate e la società stava comunicando con i dipendenti coinvolti in proteste minori, con lo scopo di risolvere i problemi e soddisfare le richieste dei lavoratori. Lo stabilimento di Zhengzhou impiega attualmente più di 200'000 persone per realizzare dispositivi della Apple, inclusi gli iPhone 14 Pro e Pro Max.