Briatore attacca l'Italia: "Indietro di 30 anni"
"il governo non fa nulla per sfruttare il turismo"
A Otranto, nel corso di un convegno sul turismo, era stato più misurato. «In Puglia manca il superlusso». Ora, dopo 48 ore di polemiche, Flavio Briatore rincara la dose: «Possiamo dirla tutta?» «Il Sud è indietro di trent'anni».
Briatore, vuol farsi lapidare?
«Ma no, vorrei ragionare senza ipocrisie e discorsi fumosi».
E perché la Puglia e il Sud sarebbero in ritardo? E poi rispetto a chi?
«Vada in Costa Azzurra. Ci saranno duecento hotel a cinque stelle, in Puglia c'è Borgo Egnazia e poco altro».
Ancora con questa storia dei cinque stelle?
«No, non ci siamo capiti. M'invitano a Otranto, dove fra un anno prevedo di aprire una sede del Twiga, e dico quello che penso».
Beh, c'è modo e modo. La cito: «I vostri alberghetti non servono, i ricchi vogliono hotel di lusso sul mare». Le pare soft?
«Eh no, nel corso di quella tavola rotonda i politici si sono lamentati perché in Puglia, e io aggiungerei in tutto il Sud e forse in mezza Italia, c'è un movimento mordi e fuggi. E i turisti, pensi un po', buttano le buste di plastica fra gli ulivi».
Sporcano?
«Di questo e di altro si lamentavano i relatori a Otranto. Io ho solo puntualizzato l'ovvio».
Ovvero?
«Se nel Salento vogliono fare il salto di qualità e guadagnare di più, devono fare degli investimenti».
Investimenti?
«Per attrarre il turismo di qualità. Quello che spende, come ho detto, anche 10-20 mila euro al giorno».
Ammesso che funzioni.
«Funziona. Funziona. Io conosco almeno cinque persone importanti che sono state quest'anno a Borgo Egnazia per eventi, matrimoni, vacanze. E son cinque persone che spendono».
D'accordo, ammettiamo che il modello sia esportabile. Di che cosa c'è bisogno?
«Ci vogliono le infrastrutture».
Spieghi meglio.
«Anzitutto i porti. Qui attraccano gli yacht da 70-80 metri da cui scendono quei signori che in 24 ore distribuiscono ricchezza nei bar, nei ristoranti, nelle boutique. Poi servono gli hotel a cinque stelle e scuole alberghiere che sfornino personale in grado di conversare in inglese. Ancora i campi da golf e tutti i servizi che possano allietare la vacanza di un americano o di un inglese».
Questo oggi non c'è?
«Io so che in Puglia i grandi hotel fanno fatica a trovare personale locale all'altezza. Ma guardi che il problema non è solo della Puglia. Vale per tutta Italia».
Pessimista senza se?
«Ma le pare possibile che uno debba scendere dall'aereo a Bari o a Brindisi e poi debba sorbirsi un'ora e mezzo di navetta per raggiungere le località più gettonate?».
E dai con la Puglia.
«Ma no, se è per questo la situazione di Sanremo è identica. Invece dall'aeroporto di Nizza in un quarto d'ora si raggiungono Cannes o Montecarlo. È l'Italia che arranca».
Come rimediare?
«Intanto le regioni non possono procedere in ordine sparso. Ci dovrebbe essere un coordinamento a Roma. Il turismo è la nostra prima azienda, potrebbe garantirci almeno 6 o 7 punti di Pil in più e invece siamo al palo».
Chi vorrebbe in cabina di regia?
«La presidenza del Consiglio. Se il settore è fra i più importanti del Paese, allora se ne deve occupare Palazzo Chigi. Invece boccheggiamo».
Addirittura?
«Sembra impossibile, ma non esiste una compagnia di alberghi di lusso italiana. Abbiamo Roma, Firenze, non una marchio di alta gamma».
C'era la Ciga.
«Appunto. C'era, oggi è sparita».
Al Sud molto si è fatto in questi anni. Strade, ristoranti, enoteche.
«Senta, l'altro giorno a Otranto le spiagge erano vuote. Poche ore dopo ero a Mykonos, dove credo che aprirò un altro Twiga, e le spiagge erano piene. Ci sarà un motivo».
Il clima?
«Ma che clima. Servono le infrastrutture, come i moli per gli yacht: la Francia ci bagna il naso. E ci vorrebbe una testa diversa. Se io al Twiga in Versilia alzo di un decibel la musica, anche al pomeriggio, immediatamente arrivano i vigili».
E allora?
«Se però ci sono trenta extracomunitari che urlano e disturbano, i vigili non si scomodano».
Sicuro?
«Al cento per cento».
Al Bano sta con lei: «Ben vengano i ricchi».
«Meno male. Al Bano ha girato il mondo e ha capito».
Scusi, ma lei non salva niente. Punta il dito contro masserie e cascine, poi, come se non bastasse, mette nel mirino pure i musei e la cultura. Non sta esagerando?
«La cultura non basta. I turisti vanno a vedere le città d'arte quando piove. Negli altri giorni vogliono servizi impeccabili».
Tutto qua?
«No, anche i musei spesso sono chiusi. O fanno sciopero senza preavviso. Come al Colosseo e a Pompei. Purtroppo, l'Italia è tutta uguale». (Il Giornale)