Addio a Francesco Nuti, l'uomo che visse due volte
L'attore è scomparso a 68 anni nella casa di cura Villa Verde a Roma
L'euforia del grande successo e l'amarezza di chi si sente messo all'angolo. La popolarità solare e la tristezza del cono d'ombra. La pienezza della gioventù e il calvario di anni difficili e malandati. Francesco Nuti, scomparso ieri a 68 anni nella casa di cura Villa Verde a Roma per complicazioni legate alla malattia che lo aveva colpito da tempo, aveva vissuto molte vite.
Attore e regista, era stato campione di quel cinema «malincomico» degli anni Ottanta fatto di commedie brillanti, tenera ironia, romanticismo e leggerezza che aveva saputo dominare al pari degli amici Massimo Troisi, Roberto Benigni e Carlo Verdone. Aveva conosciuto la gloria del box office, conquistato le platee televisive e teatrali con i Giancattivi trio comico toscano formato insieme as Alessandro Benvenuti e Athina Cenci, amato le donne più belle (come Clarissa Burt, che alla fine lo lasciò per Troisi, e Annamaria Malipiero, madre della sua unica figlia Ginevra). Poi il declino, il tunnel della depressione, gli abusi di alcol e di infelicità, anche un tentativo di suicidio e la caduta per le scale in un brutto incidente domestico che lo aveva costretto sulla sedia a rotelle. Privo di voce, ormai lontano dal suo mondo, ma ancora capace di ricordare e di immaginare storie che sarebbero finite in un libro autobiografico scritto con il fratello Giovanni, medico e compositore, Sono un bravo ragazzo (Rizzoli).
Nel 2017 Ginevra chiede di essere l'unica tutrice del padre: «Nessuno può prendersi cura di lui meglio di me». Gli è stata vicina fino all'ultimo ed è toccato a lei (che in clinica ogni tanto gli cantava i suoi vecchi successi di musicista «Sarà per te» e Puppe a pera», per strappargli l'ombra di un sorriso), dare la notizia della morte dell'attore e regista. Ieri in tanti lo hanno ricordato con malinconia e affetto sui rispettivi profili social. «Evviva Francesco! Artista fantastico, poetico, innovativo, quante risate mi hai fatto fare» ha scritto Pieraccioni. Per Verdone un momento di «grande dolore, tanta nostalgia». E Benvenuti ha voluto citare l'amicizia spensierata e felice di un tempo lontano: «Spero tu abbia trovato finalmente una giusta, meritata pace».