75 anni fa le donne italiane conquistano il diritto al voto
Potevano votare le donne con più di 21 anni ma tranne le prostitute schedate e autorizzate
Le donne, si sa, sono emotive, è questo il motivo sbandierato per anni per escluderle dalla vita politica e dal diritto di voto. Oppure, sono deboli e rischiano di essere influenzate dalla Chiesa, secondo il timore ancestrale dei partiti di sinistra italiani. Dunque la lotta per raggiungere il suffragio universale, è stata dura, e parte da lontano.
Una data storica quella del 30 gennaio 1945: le donne italiane conquistarono il diritto di voto. Una conquista piuttosto recente nella lotta alla parità dei sessi. Conosciuto anche come il “suffragio femminile”, il voto alle donne arrivò in un periodo in cui l’Europa era ancora impegnata nel secondo conflitto mondiale ed il Nord era ancora occupato dai tedeschi.
Durante una riunione del Consiglio dei Ministri si discusse, su proposta di Palmiro Togliatti (Partito Comunista) e Alcide De Gasperi (Democrazia Cristiana) di questo tema che venne affrontato come un qualcosa di ormai “inevitabile”, dati i tempi. Il decreto fu emanato il 31 gennaio, il giorno seguente.
Potevano votare le donne con più di 21 anni ma tranne le prostitute schedate e autorizzate. L’eleggibilità delle donne venne stabilita, invece, con un decreto successivo, il 10 marzo del 1946.
Il movimento dal quale ebbe origine la lotta per il voto fu quello delle Suffragette inglesi, che affonda le radici nella Francia del XVIII secolo. Un’azione cominciata sia durante la rivoluzione francese sia nel corso delle rivendicazioni, contemporanee a quelle francesi, in Inghilterra.
In Gran Bretagna, infatti, il diritto di voto alle donne fu concesso nel 1832 nelle elezioni locali e nel 1928 a tutte le donne inglesi. Ma il primo Paese ad ottenere il suffragio universale fu la Nuova Zelanda nel 1893.