Polemica al Festival, il brano di Ghali fa arrabbiare l'ambasciatore israeliano in Italia: "Vergognoso usare Sanremo per diffondere odio"
La replica del cantante. "Ho sempre parlato di questi temi da quando sono bambino"
Cala il sipario sul Festival di Sanremo con la vittoria di Angelina Mango, non sulle polemiche innescate dalle dichiarazioni che diversi artisti hanno fatto sul palco dell’Ariston sulla guerra in Medio Oriente.
«Ritengo vergognoso – afferma l’ambasciatore israeliano in Italia Alon Bar – che il palco sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile. Nella strage del 7 ottobre tra le 1.200 vittime c’erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Il Festival avrebbe potuto esprimere loro solidarietà, è un peccato che questo non sia accaduto».
L’ad della Rai si dissocia dai vari appelli dei cantanti per la pace e a favore del popolo palestinese: «Ogni giorno – afferma Roberto Sergio – i nostri tg e i nostri programmi raccontano la tragedia degli ostaggi in mano ad Hamas, oltre a ricordare la strage di bambini, donne e uomini del 7 ottobre. La mia solidarietà al popolo di Israele e alla comunità ebraica è sentita e convinta».
Ad innescare la polemica in particolare una frase pronunciata nella serata finale da Ghali, «Stop al genocidio». Il rapper è stato ringraziato «per le sue parole chiare contro lo sterminio» da Mohammad Hannoun, presidente dell’associazione palestinesi d’Italia.
Ma diversi sono stati gli appelli in questi giorni. «Basta sangue, basta guerre. Pace!», ha detto Eros Ramazzoti. Due volte è tornato sul tema Dargen D’Amico: «Ci sono bimbi sotto le bombe, senza acqua e senza cibo. Il nostro silenzio è corresponsabilità». Appello, questo, condiviso da Diodato. «Viva la musica, viva la libertà, viva la pace», ha detto Giuliano Sangiorgi. E Mahmood: «Viva le differenze e la libertà di pensiero sempre e comunque».
Ghali ieri, durante Domenica In, è stato interpellato sulle parole dell’ambasciatore da un giornalista: «Ho sempre parlato di questi temi, da quando sono bambino, non dal 7 ottobre. Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c'erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino. Il fatto che l'ambasciatore parli così non va bene, continua la politica del terrore, la gente ha paura di dire stop alla guerra, stop al genocidio, stiamo vivendo un momento in cui le persone sentono che vanno a perdere qualcosa se dicono viva la pace».