Duran Duran, tra futuro e anni 80
La band di Simon Le Bon in tour con il "Paper Gods"
Le ragazzine che, in preda a crisi isteriche, piangevano disperate a ogni loro sospiro, le adolescenti che sognavano di sposare Simon Le Bon e John Taylor, non ci sono più. Già da tempo. Hanno lasciato spazio a quarantenni accompagnate da mariti e fidanzati, in vena di revival anni Ottanta (anche se qualche gridolino se lo lasciano sfuggire comunque). Perché i Duran Duran sono indissolubilmente legati a quel periodo, a quella musica, a quelle atmosfere fatte di lustrini, spalline e capelli cotonati. Anche se ora che la soglia dei 50 anni l'hanno superata tutti da un po', dopo alti e bassi, dopo una carriera tra grandi successi e flop senza appello, tra addii e reunion, sono tornati a far parlare di sé. Per quello che hanno fatto ieri, certo, ma anche per quello che sono riusciti a fare oggi con un album, Paper Gods, uscito nel settembre 2015, che stanno portando in tour, che ora fa tappa in Italia. Ieri sera, dopo il primo appuntamento live a Taormina, Simon Le Bon, John Taylor, Nick Rhodes e Roger Taylor hanno aperto l'edizione 2016 del Postepay Sound Rock in Roma, all'Ippodromo delle Capannelle, davanti a circa 6 mila spettatori. In scaletta i brani, pochi, di Paper Gods (il brano omonimo dà il via al concerto alle 21.45) e - soprattutto, per la gioia dei fan - le hits, tante, del gruppo: Wild Boys, Notorius, The Reflex, Save a Prayer e Rio (questi ultimi due, scelti come bis), per un'ora e mezza di show. Non si può negare che l'effetto nostalgia ci sia stato, però Simon, appesantito dagli anni ma rimessosi in forma rispetto al passato più recente e con ancora voglia di palchi e di pubblico ("amoreggia" con i fan, prova a imbonirli con qualche parola in italiano), e compagni riescono a stare al passo con i tempi: gli arrangiamenti e le sonorità più moderne cancellano con un colpo di spugna gli anni sulla carta d'identità delle canzoni più vecchie (Wild Boys è del 1984) e danno smalto alle nuove. C'è spazio anche per un omaggio a David Bowie, punto di riferimento dei Duran Duran, la cui foto campeggia sul palco, mentre la band intona un medley tra Planet Earth e Space Oddity. Il pubblico balla, si emoziona, torna adolescente con i propri beniamini, per una serata all'insegna del tempo che fu. L'ex boy band dei 'ragazzi selvaggi' c'è. Ed è pronta a riprendersi l'Ordinary World. (ANSA).