Alex Britti 40 anni sul palco a suon di blues
"La chitarra è un'amante esigente, che vuole coccole e attenzioni"
A proposito dei talent show non ne ha mai parlato un grancè bene, ma anche lui ha i suoi scheletri nell'armadio. Scheletri decisamente d'annata. Alex Britti, 50 anni il prossimo 23 agosto, è pronto a festeggiare i suoi primi 40 anni sul palco.
Eh sì, perché la prima apparizione pubblica risale al 1978, ad appena 10 anni. "Lo ammetto, ho partecipato ad una trasmissione di una tv locale romana. Era una sorta di talent ante litteram. Vinsi. Ma ci rimasi malissimo, perché fui premiato come ballerino acrobatico di rock'n'roll, mentre arrivai secondo come cantante. Da quel momento giurai che non avrei più ballato, la mia passione era la musica", racconta divertito il cantautore romano che venerdì 13 celebra la ricorrenza con un concerto speciale alla Cavea dell'Auditorium Parco della Musica nell'ambito del Roma Summer Fest. Protagonista assoluta dello show sarà la chitarra, amica fidata da quando aveva 8 anni: "un concerto zen, essenziale, dove la musica è l'ingrediente fondamentale senza troppi fronzoli" e dove ripercorrerà la sua lunga carriera, dagli esordi agli ultimi dischi più sofisticati e maturi. "La chitarra è un'amante esigente, che vuole coccole e attenzioni. Una compagna che ha saputo ricoprire tanti ruoli: è stata coperta di Linus, rifugio, conforto. E' una passione che ti svuota la mente, ti salva, ti fa felice. E' camaleontica e nel tempo si è modellata su di me". "Una compagna pazzesca" che ultimamente ha un po' trascurato, anche perché da qualche mese è diventato papà e le priorità sono cambiate. "Se non ho almeno 2-3 ore da dedicarle, non mi ci metto nemmeno a suonare, sarebbe più l'arrabbiatura che il piacere", spiega Britti, che è considerato uno dei migliori musicisti in circolazione. E chissà se la sua carriera avrebbe preso strade diverse se fosse nato altrove. "Ma no, non mi sono mai sentito un artista di serie B perché italiano. Viviamo ammirando sempre Stati Uniti e Inghilterra, ma loro hanno Trump e la Brexit. Almeno noi abbiamo una bella qualità della vita", chiosa serafico, ma rivendicando per sé l'aver portato l'attenzione sul blues. "Quando si parla di me, si parla di un musicista blues e ne vado orgoglioso. Come vado orgoglioso di essere un artista pop italiano. Sono entrambe le cose: un chitarrista blues che scrive canzoni pop". All'estero, ricorda, "mi dicevano che sulle note lunghe sembravo Pavarotti".
Profumo di nuovi dischi ancora niente sentore. "Una volta centrato il suono, arriverà anche il resto".