Valentina Sampaio, la prima modella transgender sulla copertina di Vogue
La bellissima brasiliana è consideratala la nuova Gisele Bundchen
Per fortuna il mondo della moda se ne infischia di molti pregiuduzi e anche in questo caso abbatte gli ultimi tabù, così Vogue, la rivista più chic di Francia, ha dedicato la sua copertina a una modella transgender.
L’onore è toccato a Valentina Sampaio, modella brasiliana di 19 anni, che molti indicano come la nuova Gisele Bundchen.
Figlia di un pescatore e di una insegnante, a 8 anni, nata maschio, viene seguita da una psicologa che accerta la sua natura transgender: lei si sente una bambina. Infatti gioca con le altre bimbe e colleziona bambole. Dai 10 anni inizia a farsi chiamare Valentina e già a 15 comincia a svilupparsi naturalmente come una ragazza grazie agli ormoni che prende. Il suo aspetto è sempre stato quello di una femmina e questo le ha permesso di avere un'infanzia piuttosto normale. Nessun problema anche quando, inizia a calacare le passerelle come modella.
Si è trasferita a San Paolo dove si è anche iscritta all’università per studiare Architettura. Non ha ancora effettuato l’operazione definitiva per cambiare sesso. “Spero di farla in Thailandia”, afferma Valentina, “qui la tecnologia medica è più avanti”.
Per quanto riguarda Vogue: “Questo mese siamo fieri di celebrare il modo in cui le modelle come Valentina Sampaio stanno cambiando il volto della moda, abbattendo i pregiudizi” scrive il magazine sui social, pubblicizzando l’edizione di marzo, in edicola dal 23 febbraio.
La direttrice di Vogue Paris Emmanuelle Alt nel suo editoriale dedicato a Valentina scrive poi: “Solo quando una modella trasgender poserà in copertina su una rivista di moda, e non sarà necessario scrivere un editoriale in merito, sapremo che la battaglia è stata vinta”
Una svolta quindi per la patinata rivista, che per la prima volta consacra la cover a una mannequin trans.
La bellissima brasiliana, che calca le passerelle da quando aveva 16 anni, ha posato davanti all’obiettivo del duo di fotografi Mert Alas e Marcus Piggott, per due copertine differenti.