Dopo la doppia vittoria dell’Italia in Coppa Davis, il 2025 sarà un anno di cambiamento
Tiziano Ferro la sincerità pagata con solitudine e depressione: "Ora sono un padre felice ma l'Italia sui diritti è arretrata"
«Sono stato ferito tante volte e spesso non mi sono sentito in pace di fronte a determinati sentimenti negativi»
La depressione di cui ha sofferto, le discriminazioni che ha subito in passato e le frustrazioni che si è portato dietro per anni. Ma anche la gioia della paternità, la pandemia, il confronto con se stesso.
E' un Tiziano Ferro che si mette a nudo come non mai, che a 42 anni scava dentro di sé, si guarda allo specchio senza paura, affida alle canzoni i suoi sfoghi, quello che viene fuori da Il Mondo è nostro, il nuovo album di inediti del cantautore di Latina, in uscita l'11 novembre. Un disco intimo, delicato e amaro allo stesso tempo. E profondamente intenso tra bilanci e riflessioni. "Il giorno in cui io non tirerò le somme, chiamate la polizia - scherza Ferro con il sorriso disarmante di chi ha attraversato la bufera, ma ora naviga in acque tranquille -. Devo sempre fare bilanci, guardarmi dentro. La mia terapista dice che sono molto in contatto con il mio inconscio, che è un modo per dire che sono sempre alla ricerca di qualcosa da migliorare". La terapia, la depressione. Anche quella finita in una canzone ("Addio mio amore"), come il resto. "Il disco per me diventa la traduzione letterale di quello che accade. Mi costringo a essere brutalmente sincero nei dischi come nella vita. Il contrario mi sembra noiosissimo", spiega lui, che ormai parecchio tempo fa decise di fare coming out, poi di sposare Victor e adottare insieme due bambini. "Spesso ho pagato per la mia sincerità. Se non avessi scelto, a monte del percorso che mi ha portato ad accettare la mia sfera sentimentale, di condividere questa mia parte personale con il pubblico, oggi non dovrei star lì a raccontare di quanto sia giusto essere padre o meno. E nel brano La prima festa del papà (in radio dall'11 novembre, ndr) parlo dell'amarezza di essermi sentito solo e additato per essere stato sincero. Ma questo non mi ha fermato: la crisi è spunto di risoluzione". Nei 13 brani dell'album, che porterà negli stadi la prossima estate, ogni traccia racconta a suo modo e attraverso le sue sonorità un nuovo capitolo della vita dell'artista. Senza nessuna pressione da primo della classe che deve sempre far bene: "L'idea di vedere la realizzazione di un disco come qualcosa di stressante sarebbe deprimente". Non mancano collaborazioni speciali, come quello con thasup ("r()t()nda"), Ambra Angiolini ("Amabra/Tiziano"), Caparezza ("L'angelo degli altri e di se stesso") e "due geni" come Roberto Vecchioni ("I Miti") e Sting ("For her love"). "Prendo le collaborazioni come una sorta di possibilità di portare a casa un pezzo degli artisti che amo. Non riesco a non avere un atteggiamento da fan". Nel brano "Il Paradiso dei bugiardi" prova a far pace con le critiche del passato e con gli haters. "Non ho mai amato far polemica e così mi è sembrata una buona idea mettere in una canzone le esperienze che mi hanno ferito. Ho in mente nomi e facce: li ho buttati tutti nello stesso cassonetto". Ma il Tiziano uomo guarda anche al ragazzo che è stato e che ancora oggi si porta dietro qualche cicatrice. "Oggi viviamo nel periodo del politicamente corretto, che non è solo forma, ma è un milione di storie che trasudano lacrime e sofferenze di persone che dietro certe parole hanno visto stigma e persecuzione. Parole che ho subito anche io. Cariche di un senso di offesa potente e di discriminazione ed estromissione dal gruppo. Quando te le senti sbattere addosso da piccolo, arrivi a 40 anni ancora ferito. Oggi c'è un confronto aperto, ma non dobbiamo dimenticare i ghetti della discriminazione in cui in tanti siamo stati rinchiusi". La vita lo ha portato a vivere negli Stati Uniti ("e pensare che non ho mai avuto il sogno americano"), anche per veder riconosciuti certi diritti civili che in Italia sono ancora lontani. "Siamo indietro. C'è urgenza di alzare l'asticella e lo si deve fare a prescindere dalla direzione politica: non credo sia cambiato molto con il nuovo esecutivo. L'Italia è un Paese che ha bisogno di costruire e di crescere, mi auguro non si perda tempo a distruggere. Io parlo di una storia fatta di due padri, ma non c'è bisogno di arrivare a quello per capire quanto siamo arretrati. Ma sono ottimista: gli slogan sono una cosa, ma sarebbe assurdo dedicare tempo a peggiorare la condizione di qualcuno. Togliere diritti a qualcuno non migliora la condizioni di nessuno".