Harrison Ford festeggia i suoi 74 anni in Spagna
Il passato da falegname è il segreto del successo: incarna i sogni dell’americano medio
Alla soglia dei suoi 74 anni, Harrison Ford è sempre un uomo che attira le masse, nonostante la sua corposa barba grigia - nelle lunghe vacanze spagnole con la terza moglie Calista Flockhart di 22 anni più giovane - il fascino non è certo quello di un rassegnato signore di mezza età. Di quella generazione di attori rimane il più brillante e il meglio conservato di tutti. E il più ricco, con quella sfilza di film indovinati che sbancavano il botteghino e che nel 2001 l’hanno fatto entrare nel Guinness dei primati come l’attore che guadagnava di più. Ma anche sicuramente il più azzeccato interprete dell’eroe moderno americano, quello che non ne sbaglia una, a tratti anche rude, ma mantenendo sempre una traccia di simpatia.
Tanti i suoi film(Apocalypse Now, Star Wars, Blade Runner), anche se la sua personificazione più calzante è di sicuro Indiana Jones, l’archeologo avventuriero uscito dalle due migliori menti del cinema americano, George Lucas, che ne è stato ideatore e produttore, e Stevan Spielberg, che ne è stato il regista. Uomo sfaccettato, un po’ studioso impeccabile, un po’ eroe appassionato sempre sulle tracce dei tesori mitici del passato. Poche sono le sbavature in una carriera cominciata fra grandi difficoltà che a un certo punto lo avevano convinto al gran rifiuto: per un po’ il giovane Harrison abbandonò addirittura i sogni cinematografici per fare il falegname. E leggenda vuole che proprio grazie a quel suo lavoro di ripiego il destino gli fece incrociare Lucas, che in quel periodo cominciava la lunga gestazione di Indiana Jones e intanto lavorava a Guerre Stellari. Fu così che il regista lo utilizzò per provare alcuni passaggi della sceneggiatura e poi lo volle per American Graffiti. Facendo decollare per lui una folgorante carriera, senza rimpianti per quella di arredatore. Unico neo in tanto splendore, è quello di non avere neppure una statuetta di Oscar (neppure quello alla carriera) da esibire nel suo ranch nel Wyoming. Ma la sua reazione a quella che potrebbe essere considerata un’ingiustizia è stata sobria, e sempre animata da spiriti pragmatici: «Quello che conta sono i soldi, ovvero quanto un film ha successo al botteghino, non i premi. È possibile che non abbia mai preso l’Oscar perché i miei film lasciano più spazio alla storia che alla singola interpretazione. A me interessa che il film sia buono nel suo complesso, non avere il mio momento di gloria», ha commentato Harrison, facendo anche qui la gioia dell’americano medio.
Ora si prepara a due sequel d’eccezione: Blade Runner 2, previsto per la fine del 2017 e il quinto episodio di Indiana Jones, a cui stanno pensando sempre i due vecchi leoni, Spielberg e Lucas, e che è previsto in uscita a luglio 2019.