Creed II, Stallone tra pugni e conti in sospeso
L'ottavo episodio della saga di Rocky sarà in sala dal 24 gennaio
Anche se lo snodo è sempre lo stesso, caduta e redenzione sul ring e nella vita, è da non perdere 'Creed II', ottavo episodio, e forse ultimo, della saga di Sylvester Stallone nei panni ora di un attempato Rocky Balboa diviso tra pugni, famiglia e tante emozioni.
Nel Rocky del 1977 la boxe era il mezzo di trasporto. Il film che Sylvester Stallone scrisse e interpretò è una delle storie più energizzanti del cinema, una fonte di ispirazione per ogni generazione. Il ring, i guantoni e un avversario da battere sono una perfetta metafora dei colpi che prendiamo, schiviamo e restituiamo in una vita. Il primo Rocky era questo ed era questo anche il primo Creed.
Creed II è un film sui genitori e sui figli, sui rapporti intimi ingombranti ed essenziali allo stesso tempo, sulle paure di perderli di fronte ai cambiamenti. Sugli errori, su come riconoscerli, accettarli, affrontarli e andare avanti. Il film di Steven Caple Jr. (The Land), in sala dal 24 gennaio con la Warner Bros, interpretato da Michael B. Jordan nei panni di Adonis Creed e da Stallone non è altro che il sequel del film del 2015 'Creed - Nato per combattere', che incassò oltre 170 milioni di dollari ai botteghini di tutto il mondo. Che ne è di Adonis Creed? Grazie alla guida, paternale e da coach, di 'zio' Balboa ora è un affermato campione del mondo che ha anche trovato la donna da amare, Bianca (Tessa Thompson), talentuosa cantautrice con cui vuole mettere su famiglia. Anche sua madre adottiva poi, Mary Anne Creed (Phylicia Rashad), finalmente lo ha accettato, anche se non voleva che seguisse le orme del padre morto sul ring.
Ma i mostri del passato sembrano non dormire mai, specie per un ragazzo che non è ancora in pace con se stesso. Un passato, quello di Creed, che ha un nome e un fisico ingombrante: Viktor Drago (Florian 'Big Nasty' Munteanu), figlio di quell'Ivan Drago (Dolph Lundgren), pugile russo che aveva ucciso il padre Apollo trent'anni prima. La sfida con questo campione dei pesi massimi imbattuto - e che si anima come un automa omicida ad ogni parola del padre all'angolo del ring - è insomma inevitabile. E sarà anche doppia sfida, prima negli Usa e poi in Russia, come richiede la più classica delle drammaturgie tra caduta e riscatto.