Raoul Bova rischia il carcere per frode fiscale

Giovedì, 06 Luglio 2017. Nelle categorie Cronaca, Primo Piano, Notizie

Raoul Bova rischia il carcere per frode fiscale

"Non sono un evasore"

Raoul Bova, è nei guai con la legge. Il popolare attore del cinema italiano, rischia un anno di carcere con l’accusa di aver evaso 680mila euro. La richiesta di condanna è stata avanzata dal pm Mario Pesci al termine di una lunga requisitoria. Nello stesso processo sono imputate anche la ex moglie Chiara Giordano, per la quale è stato chiesto un anno di reclusione, e la sorella Daniela, che invece rischia la condanna più severa: un anno e quattro mesi. Sentenza a fine luglio.
La vicenda risale al quinquennio 2005-2010. Al protagonista del film campione d’incassi «Scusa ma ti chiamo amore» - diretto da Federico Moccia, di recente condannato a due anni di carcere per aver evaso circa un milione e 400 mila euro - viene contestato il reato di dichiarazione fraudolenta mediante artifici, accusa appena meno grave dell’evasione fiscale. La somma che l'attore rischia di dover restituire al fisco, rispetto ai 680 mila euro ritenuti evasi, è di circa un milione e mezzo a causa degli interessi maturati nel corso degli anni.
Daniela Bova e la moglie dell’attore invece sono finite nei guai perché - secondo il pm - avrebbero simulato l’esistenza del diritto a ottenere alcuni sgravi in modo da trasferire altrettanti costi della società (a gestione familiare) che amministrava l’immagine di Raoul, la Sammarco srl, per innescare un gioco finanziario finalizzato al pagamento di un’aliquota Iva più bassa. Nel meccanismo ricostruito dalla procura era prevista pure la simulazione della cessione di alcuni diritti sui film di Bova effettuata dalla Sammarco.
Intanto Bova si difende: «Non sono un evasore. Non ho mai creato risparmi fiscali. Stare qui mi mette a disagio». Si è presentato in aula per farsi interrogare, ma non è servito a molto. Per Raoul ieri la procura ha chiesto un anno di carcere per il reato di «dichiarazione fraudolenta mediante artifici», una contestazione fiscale che prevede condanne fino a sei anni.