Green Pass, attenzione alla privacy: "Pericoloso pubblicarlo sui social"
Il rischio è di lasciare in giro per il web una traccia dei propri dati
Sempre più utenti stanno pubblicando sui profili social la foto del loro Green pass, mossi dall'entusiasmo di condividere l'avvenuta vaccinazione. Una scelta pericolosa, perché il QR-code presente all'interno del certificato contiene molte informazioni personali e sanitarie. A lanciare l'allarme è il Garante della Privacy, che in una nota esorta i cittadini a "resistere alla tentazione di esibire il green pass, limitandoci a condividere la notizia con il mondo senza mostrare il codice elettronico".
In un comunicato pubblicato sul proprio sito, il componente del Garante per la protezione dei dati personali Guido Scorza spiega che il QR-code presente nel Green pass rappresenta "una miniera di dati personali invisibili a occhio nudo, ma leggibili da chiunque avesse voglia di farsi i fatti nostri". Nome, data e luogo di nascita, dosi di vaccino effettuate ma anche eventuali rapidi e molecolari.
"Il rischio - continua Scorza - è di lasciare in giro per il web una traccia dei propri dati sanitari, che potrebbe essere utilizzata per finalità malevole. Ad esempio, dai dati estrapolati dal green pass un datore di lavoro può desumere che un cittadino abbia patologie incompatibili con il vaccino o che sia contrario ad esso, e sulla base di queste informazioni negare un lavoro stagionale. O ancora, per truffe mirate o operazioni di profilazione commerciale". La circolazione di molti QR-code, conclude Scorza, "potrebbe facilitare anche la circolazione di certificati falsificati che metterebbero a rischio l'obiettivo della circolazione sicura, motivo principale per il quale il Green pass è stato creato".